LA _FAMIGLIA _BUCCI

 

Albero Genealogico Famiglia Bucci

 

 

MINERVINO MURGE STAMPA DEL 1700 AUTORE PACICHELLI

 

 

SULLO SFONDO SI VEDE MINERVINO OGGI

( Foto di T - Sentiero Lama Matitani - da Wikilok )

 

Giuseppe Bucci , Avvocato, veniva dal Salento e la Napoli che, agli albori del nuovo secolo, si offrì a lui come nuovo luogo natio, nel 1835 gli donò in consorte Giulia Tuttavilla, primogenita del Duca Luigi di Calabritto, traendone in dote un immenso feudo agrario a pochi chilometri da Minervino Murge, nella Puglia cui era destinato a tornare.

 

IL PALAZZO TUTTAVILLA - CALABRITTO A NAPOLI

 

LE TERRE DEL FEUDO TUTTAVILLA CALABRITTO

 

Localizzazione del Palazzo Calabritto a Napoli

 

 

IL Palazzo Calabritto a Napoli

 

IL Palazzo Calabritto a Napoli

 

La storia di Palazzo Calabritto

( fonte Jus Museum )

Palazzo Calabritto è un palazzo monumentale di Napoli ubicato nell'omonima via, all'angolo con piazza dei Martiri (dove al civico 30 è posto un secondo ingresso) nel quartiere San Ferdinando. Alla fine del XVII secolo, il terreno su cui oggi sorge l'edificio, venne acquistato dal duca di Calabritto dai monaci del vicino convento di Santa Maria a Cappella e utilizzato, appunto, per l'edificazione della sua dimora.

Nel 1736, anche se ancora incompiuta, questa passò in eredità al figlio Vincenzo che dovette cederla per 34700 ducati a re Carlo che si era innamorato del nuovo palazzo.

Però, essendo quello del sovrano solo un capriccio, questi non si preoccupò di terminarne la costruzione finché, nel 1754, la famiglia Tuttavilla riuscì a rientrarne in possesso restituendo al re la somma pagata e, due anni più tardi, dei lavori di ristrutturazione vennero affidati all'architetto Luigi Vanvitelli.

Così, venne rifatta la facciata e i due portali d'ingresso. Su via Calabritto , il portale d'ingresso, presenta una rosta a raggiera e due colonne che, prima del capitello, terminano con delle teste femminili da cui pendono delle ghirlande decorative.

Infine, anche l'interno venne ritoccato dal Vanvitelli che costruì il cortile con doppio atrio e la scalinate che, dalla parte di piazza Vittoria, non segue il palazzo nella sua altezza, ma conduce ad un terrazzamento con vista sul golfo.

Nel corso dei secoli, oltre che dagli eredi dei duchi di Calabritto, il palazzo è stato abitato da personaggi illustri quali Gioacchino Murat, i fratelli Florestano e Guglielmo Pepe, il generale Paolo Avitabile, i giuristi Alberto Marghieri e Bruno Gaeta e il diplomatico Filippo Caracciolo.

In alcuni locali del palazzo sono state ospitate le cerimonie religiose della chiesa anglicana e gli atelier di moda di diversi stilisti napoletani. Il palazzo ha ospitato la sede del Napoli nei suoi anni d'oro (seconda metà degli anni ottanta). Le attuali sale dello Jus Museum, hanno ospitato, dal 1974 fino alla fine degli anni ‘90, la storica Galleria Morra, dove hanno esposto i maggiori artisti internazionali.

 

 

ATTO DI MORTE GIUSEPPE BUCCI 30 DICEMBRE 1865

 

INDIRIZZO DEL DEFUNTO GIUSEPPE BUCCI - Largo Tarsia 2 Napoli

 

PALAZZO SPINELLI TARSIA NAPOLI

 

IL PALAZZO NELLA SUA CONFIGURAZIONE ORIGINALE

 

PALAZZO SPINELLI TARSIA 2020

 

INGRESSO A LARGO TARSIA

 

Giuseppe Bucci e il Podere Modello di Lamalunga

A MINERVINO MURGE

 

Una domanda che sorge spontanea nella mente di chi legge queste pagine è :

Qual è il legame tra Margherita Calvanese, l' Ammiraglio Umberto Bucci e questi territori ?

il Navicordo si servirà di tre fotografie per cercare di dare una risposta a tale domanda .

 

INTERNO DEL PODERE FOTOGRAFATO NEL 2020

( Fotografia di Valeria Genco e Mimmo De Leonibus )

 

VEDIAMO PIU' DA VICINO DI CHE COSA SI TRATTA

( Fotografia di Valeria Genco e Mimmo De Leonibus )

 

DETTAGLIO DELLA MANICA

( gradi di Tenente di Vascello posseduti da Umberto Bucci dal 1889 al 1912 )

L' Ammiraglio sposò Margherita Calvanese nel 1903

 

L' Ammiraglio Umberto Bucci, aveva, da sempre, uno sguardo sul Podere di Lamalunga, frutto di tanto lavoro e sacrifici dei suoi avi .

 

Ecco allora la risposta al quesito sorto in precedenza, l' Ammiraglio Umberto Bucci è stato in questo podere, ed è ancora conservata, anche se logorata dal tempo, la sua giacca con i gradi di Tenente di Vascello indossata probabilmente nella cerimonia del matrimonio con Margherita Calvanese nel 1903

Ma ritorniamo alla storia del podere di Lamalunga, vicino a Minervino Murge.

Giuseppe Bucci, salentino, pur vivendo in una Napoli di fine '800 ricca di opportunità e di bellezze, non riesce a gioirne in pieno.

La causa è il pensiero di quelle vaste terre, ricevute in dote da sua moglie, Maria Giulia Tuttavilla, che reclamano un intervento urgente di sistemazione, dato il loro stato di abbandono dopo la fine del feudalesimo del 1806 .

 

 

Il richiamo delle sue origini salentine è forte, decide quindi di abbandonare il " Palazzo " e di raggiungere la sua terra natìa, per recarsi nei possedimenti terrieri ricevuti in dote dalla moglie, a cui, insieme al figlio primogenito Giulio, darà un nuovo volto, facendole diventare una nuova fonte di ricchezza per la famiglia Bucci, creando dal nulla " IL Podere Bucci ", che diventerà il fiore all' occhiello dell' Economia Agraria del Sud .

 

Giulio Bucci

Tra i protagonisti del risorgimento agrario meridionale spicca Giulio Bucci che negli anni Settanta dell'Ottocento da Napoli si trasferisce nella tenuta di Lamalunga, distante quasi venti chilometri da Minervino Murge.

Con grandi sacrifici e investimenti, dopo anni di intenso lavoro, migliora la produzione dei cereali, dedicandosi poi al settore vinicolo e oleario con successo.

Lo stabilimento vinicolo e le industrie annesse, come la distilleria delle vinacce e l'estrazione del cremore di tartaro con perfetti macchinari e la cantina «monumentale», sono visitate da docenti e studenti, enologi e viticoltori italiani e stranieri, con pubblici riconoscimenti e in diverse mostre con medaglie d'oro e diplomi di benemerenze.

Il podere-modello di Lamalunga si distingue nel Mezzogiorno. Giulio Bucci, esempio di modernità imprenditoriale, scompare nel 1887, in un momento di grande difficoltà per l'economia italiana.

(Franco Antonio Mastrolia “La poliedrica figura di Giulio Bucci (1837-1887) )

 

 

Per descrivere meglio questo Podere di Lamalunga, quando era nel suo massimo splendore, ci serviremo delle dirette osservazioni fatte personalmente dal Prof. Oreste Bordiga, professore ordinario della Scuola superiore di Agraria di Portici, che visitò insieme ai suoi allievi questa grande azienda agricola, in cui emergevano alla fine del 1800 tante innovazioni, sia dovute alla meccanizzazione, sia dovute ad un cambiamento di mentalità agricola, completamente innovativa rispetto all'agricoltura praticata nel feudalesimo .

 

ESTRATTO DALLA CIVICA BIBLIOTECA DI TORINO

 

il professore di Economia rurale Oreste Bordiga

 

Oreste Bordiga  è nato a Novara il 10 ottobre 1852, da Carlo Bordiga e da Amelia Adami. Basando la sua formazione, sugli «… elementi caratterizzanti della cultura agronomica europea, basata sulla statistica e sulla applicazione delle tecniche e delle pratiche agricole più evolute per trasformare la realtà economica e sociale del Paese», nel 1874, ha conseguito la laurea in scienze agrarie alla Scuola Superiore di Agricoltura di Milano.

Nel 1884, vincitore del concorso di Economia agraria bandito dalla Regia Scuola Superiore di Agricoltura di Portici, è arrivato nella cittadina vesuviana.

Nel 1891, è stato nominato professore ordinario dell'insegnamento dell'Economia rurale e dell'Estimo Agrario.Dal marzo del 1903 all'agosto del 1906 e, successivamente, dal novembre 1917 all'ottobre del 1920, ha ricoperto la carica di direttore della Regia Scuola Superore di Agricoltura, curando «… con determinazione e competenza tutte le relazioni tra la Scuola e il mondo agricolo meridionale».

 

 

 

IL PODERE DI LAMALUNGA

 

IL PODERE DI LAMALUNGA - ABITAZIONE BUCCI

( Fotografia di Valeria Genco e Mimmo De Leonibus )

 

Questo fondo è una vasta tratta di ettari 538 coltivata prima del 1872 per metà a pascoli e per il resto dato ad affittuarii che alternando il grano col maggese, pagavano il terratico o con una quota del ra ccolto o con misure di frumento .

Da quell' anno incominciarono i miglioramenti del signor Bucci riferiti in speciale monografia, lodevole per la sua compilazione e per le planimetrie del fondo e dei fabbricati , che l' accompagnano. L'opera del proprietario nè facile nè breve, e nulla può riassumerla meglio di queste sue testuali parole:

« Dopo non pochi sacrifici tra cui primo l'assidua direzione e sorveglianza « e la lotta continua per sradicare pregiudizi di secoli non che le gravi spese incontrate per provvedermi di buone sementi , animali, macchine, attrezzi, per il riadattamento di locali e la costruzione di nuovi, posso ora presentare l 'intiera azienda del tutto completa e nelle condizioni che passo a descrivere » .

Il fondo di Lamalunga è coltivato per 350 ettari a cereali, superficie vasta rispetto alla totalità del podere, ma dovuta al fatto che una radicale trasformazione della coltura basata sul prato e sul bestiame, non si può così presto ottenere e non è in codeste regioni così praticamente vantaggiosa come ad esempio nel nord d' Italia.

 

 

Alternasi su questo fondo il grano col maggese e nell' anno di riposo arasi quattro volte il terreno, la prima a 0.35 di profondità , la seconda a 0.50 , la terza pure a 0. 35 e la quarta superficialmente prima di spandere il seme e dopo la concimazione.

Vi si semina per due anni il grano bianchetta, indi l 'avena e poi l' orzo. Crediamo perciò che un anno di maggese ed una concimazione non sieno sufficiente compenso a quattro raccolti di cereali, uno dei quali perciò potrebbe forse essere con vantaggio surrogato da una coltura foraggiera.

Il raccolto si e eguisce con mietitrici semplici e legatrici e la separazione delle granelle si ottiene con una buona trebbiatrice mossa da una locomobile a dodici cavalli, di proprietà del podere.

La diligenza nella vagliatura è tale che il grano si vende sempre per semente ad un prezzo superiore di quello della mercuriale di Foggia , e per la buona fama che gode, senza esibire alcun campione (1).

 

(1) Ebbi occasione di visitare il podere del Sig. Cav. Bucci due volte, la prima co' miei studenti del lll° Corso della Scuola Superiore di Agricoltura di Portici , la seconda alla vendemmia del 1885 e posso dire che tutto quanto egli riferisce nella sua memoria è perfettamente conforme al vero e in taluni casi anche la verità è assai migliore di quanto appare dalla descrizione.

O. BORDIGA .

 

Dopo la produzione granaria ha considerevole importanza quella enologica , essendovi 188.50 ettari di vigneti di cui 160 piantati nel 1876 , 6.50 nel 79 e 22 nell' 81 , tutti coltivati a ceppata bassa e senza varietà promiscue.

La vigna si zappa quattro volte da dicembre ad agosto , si pota lasciando due capi con due o tre occhi per ciascuno , ed in maggio si attorcigliano le cime dei tralci per averne l' effetto di una cimatura.

I piedi di vite sono 10 ad 11 mila per ettaro. La produzione totale fu nel 1883 di 9100 ettolitri di vino per i 160 ettari produttivi è perciò 57 per ognuno ossia 80 ad 85 quintali di uva.

Un tal prodotto, così notevole massime nei primi anni del vigneto, attesta meglio che ogni altra cosa la lodevole e diligente coltivazione del proprietario.

La tinaia è un vasto fabbricato di metri 36 per 41 su 9 di altezza con 50 tini di cerro della capacità complessiva di ettolitri 5250 e con 11 torchi e pigiatoi , sgranellatrici , ecc.

Oltre a ciò avvi una cisterna del volume di metri cubi 1050. E' prossima alla tinaia la distilleria ed il locale per l'estrazione del cremortartaro con tutto il materiale occorrente fra cui una distillatrice a vapore e due depositi di vinaccie di 300 metri cubi per ciascuno.

La cantina ha una superficie di metri quad ra ti 2645.50 , contiene botti per il volume di più che 9000 ettolitri erI è tutta scavata nel tufo per l' altezza di 9 metri (1).

Si fabbrica il vino bianco colla fermentazione in botti colme, svinando appena cessata quella tumultuosa e facendo in seguito due o tre travasi di cui l 'ultimo con leggera solfora zione.

Pe i vini fini usasi lo stesso metodo scegliendo le migliori uve e usando i le maggiori cure nelle vari e operazioni. Il vino rosso da taglio si fabbrica in tini con le vinaccie sommerse, chiudendoli ed applicandovi un tubo di sicurezza.

Cessata la fermentazione tumultuosa si svina e nei mesi seguenti si e eguiscono due travasi preceduti da solforazione. Pei vini neri fini tolgonsi i graspi ai grappoli e si usa nel resto la massima cura e diligenza .

Crediamo che con tal metodo il signor Bucci giungerà facilmente a produrre, come proponesi, vini di tipo costante, di smercio facile e pronto sui mercati vinicoli , tanto è vero che importantissime Case forestiere e nazionali si provvedono da lui e gli rilasciarono ottime attestazioni.

Sul fondo verrà pure impiantato l 'oleificio, quando gli ulivi daranno un prodotto sufficiente, ed allora si cercherà di ottenere prodotti superiori essendo giustamente persuaso il signor Bucci non esservi più posto nè tornaconto nella Fabbricazione di olii comuni da macchine o da saponi.

 

(1) Il Sig. Cav. Bucci ha due grandi serbatoi in cui conserva, comprimendole e coprendole di argilla, le vinaccie per la futura distillazione, la quale egli fa con molta economia di combustibile e di calore, mercè ottimi artificii ideati dal suo direttore enologo il Sig. Matteo Colmani. Avuto lo spirito egli tratta le vinaccie coll 'acqua bollente e ne trae dal 2 al 3% di cremortartaro, indi i residui servono come combustibili, per cui nulla va perduto.

 

Le planimetrie annesse dimostrano l'ampiezza dei fabbricati del podere. Avvi una stalla per vacche capace di più che 100 capi ed altre per bovini ed equini con una superficie complessiva di più che mq. 250 nel fabbricato centrale e 470 della vaccheria ; anche si potranno tenere fino a 250 o 300 capi di grosso bestiame, senza contare che ora vi si trovano giù circa 400 ovini.

Sono pur ampie le case coloniche, i magazzini sono capaci di almeno 12 mila ettolitri di grani ed hanno una superficie di mq. 1300.

Il fienile ne ha una di 620 e la vasta aia è provvista di mattonata per circa 340 mq.

Ci sembra però dai piani esaminati, che il complesso del fabbricato centrale, che del resto il signor Bucci trovò giù in gran parte formato, sia soverchiarnente agglomerato e facile quindi ad essere coinvolto in un incendio generale.

Perciò, ove questo fosse stato possibile, avremmo preferito tanti corpi di fabbrica isolati, e per questo lodiamo il signor Bucci per aver costrutto la vacchereccia in altra parte del podere , ed edificato il locale per la trebbiatrice ed il fienile, i più facili ed i più soggetti ad incendiarsi, alquanto discosti dalle altre costruzioni.

Sul fondo di Lamalunga si hanno poi le seguenti produzioni di grani:

 

Aggiungendo alle 125150 lire la rendita dei 910 Hl di vino che danno certamente non meno di L. 270,000 , si ha una produzione lorda totale di , L. 395,000, ossia una media considerevole di 735 lire per ettaro, non compresa la paglia ed il prodotto dei bestiami.

Questi poi consistono in 83 buoi e 45 cavalli tutti per il lavoro del suolo con macchine ed attrezzi diversi, rappresentanti da soli un valore di più che 30,000 lire , dimodochè bestiame e materiale valgono non meno di L. 100,000 , oltre a cui bisogna aggiungere ciò che il signor Bucci spese in miglioramenti stabili, ossia un milione e mezzo in otto anni di tempo.

Però tutti questi sforzi lodevolissimi sono ben lungi dall' essere secondati dalle autorità locali, tanto è vero che l' azienda di Lamalunga non ha buone strade carreggiabili che la uniscano ai mercati più vicini, sebbene ne sia stata già taluna decretata ed inscritta nell' elenco delle obbligatorie.

Vi sono, è vero, 14 km. di strade vicinali da Lamalunga alla via nazionale di Canosa a Lavello, e 5 a quella provinciale di Andria a Minervino, ma su questa male si transita con carri carichi da novembre a maggio.

Per ciò il signor Bucci dovrà costrurre in gran parte a sue spese le strade occorrenti al suo fondo, il qual fatto ci prova come non dnpertutto i Comuni specialmente si sieno oramai persuasi che la mancanza di strade è uno dei più gravi ostacoli al miglioramento della nostra agricoltura.

Che vale adunque l'opera di bravi e coraggiosi agricoltori che arrischiano la loro opera ed il loro capitale se essa non è secondata da quella delle autorità locali ? (1)

Conchiudiamo dicendo che al signor Bucci venne conferito un Diploma di onore non solo per l'op era da lui cominciata e condotta a così buon punto non badando a spese ed a sacrifici, ma anche per l'ottima Monografia da lui presentata dalla quale potranno ricavare dati utilissimi gli studiosi, e per la buona mostra di prodotti del suolo attestante colla loro qualità la bontà dei metodi di produzione, I grani si distinguevano infatti per il volume, la lucentezza ed il peso dei chicchi, e per gli altri prodotti aggiungeremo che giudicati separatamente, ebbero i vini due Medaglie di argento ed una di bronzo, ed una di argento gli alcool presentati.

 

(1) Ebbi pure l'occasione di vedere le strade del podere di Lamalunga ottime nell' interno pessime al di fuori, e mi fu pure data comunicazione di un progetto per cui il Sig. Cav. Bucci spenderà la bellezza di quarantamila lire per farsi la sua strada, visto che gli è impossibile accordarsi co' suoi vicini per un consorzio o aver altra sorta di facilitazioni. Percorsi anche con lui la cosidetta strada da Canosa a Minervino , e mi ricordo che tre cavalli robustissimi fecero una fatica da non dirsi per trarre in su la vettura la quale conduceva soltanto due persone.

 

 

 

Per gentile concessione di Obiettivo Uno riportiamo il seguente lavoro

LA _VILLA _DELL' _AMMIRAGLIO

( articolo di Valeria Genco e Mimmo De Leonibus - Obiettivo Uno )

https://www.obiettivouno.it/edifici/edifici-abbandonati-la-villa-dellammiraglio/

 

Villa Bucci

 

Una gentile brezza settembrina carezzava il suo volto rugoso e ispido d'una barba canuta. La bruma ricopriva la Murgia tutt'intorno in attesa di sciogliersi al sole che presto si sarebbe levato. La figura di Giuseppe si stagliava irta fra le pietre di un terreno che aveva imparato ad amare. Quanto era lontana Napoli ! Il suo mare e la sagoma del Monte, temuto “assassino” eppure tanto amato.

 

 

Ma ormai era quella la sua nuova patria. S'arrovellava nei pensieri tra il latrare dei cani e le ombre dei primi coloni, silhouette perse nella foschia che s'avviavano ai campi. A che punto della vita si trovava? Cercò di cingere con lo sguardo la più parte che poteva dei suoi possedimenti e volle abbracciarli col pensiero animato di sincero amore per ciò che aveva creato.

 

 

Ma Giuseppe Bucci non era uomo di facili romanticismi né tanto meno era incline ad adagiarsi sugli allori d'una battaglia vinta. Era la guerra che doveva vincere. Era un impegno preso verso la sorte che tanto lo aveva favorito, almeno quanto il suo munifico suocero.

 

 

Giuseppe veniva dal Salento e la Napoli che, agli albori del nuovo secolo, si offrì a lui come nuovo luogo natio, nel '35 gli donò in consorte Giulia Tuttavilla, primogenita del Duca Luigi di Calabritto, traendone in dote un immenso feudo agrario a pochi chilometri da Minervino Murge, nella Puglia cui era destinato a tornare.

 

Possedimenti di origine feudale che a causa dei dissesti erano ridotti in pessimo stato e che la sua caparbia dedizione stava risanando attraverso un piano di trasformazione fondiaria, ideato e voluto secondo visioni tutt'affatto moderne. L'eco delle sue gesta aveva travalicato mari e montagne sollecitando interesse in tanti, in Italia e nel resto d'Europa, che si legarono a lui in riconoscente debito.

 

Il destino beffardo volle, tuttavia, strapparlo prematuramente ai sogni e alla sua amata famiglia che, prendendo le redini del progetto appena avviato, pensò bene di onorarlo come marito, padre ed imprenditore.

 

 

Il 28 ottobre del 1877 Donna Giulia Tuttavilla pose la prima pietra attorno alla quale sarebbe sorto un imponente palazzo destinato ad essere sede e propaggine della trasformazione di Lamalunga da sistema pastorale, in una tenuta ad intensa produzione viticola ed olivicola (estesa per 350 versure di oliveti e vigne) dotandola di attrezzati stabilimenti, cantine, impianti di irrigazione ed ogni possibile innovazione tecnologica di supporto.

 

 

Il 28 ottobre del 1878, esattamente un anno dopo, Giulio – primogenito di Giuseppe che aveva fatto suo il motto della famiglia «Vinci aut mori» dedicandosi completamente alla vita dei campi – consegnò alla madre ed alla storia l'opera cui attese assieme ai fratelli Lucio ed Enrico.

 

 

Oculati investimenti e anni di intenso lavoro, favorirono la produzione di cereali, e grandi successi furono ottenuti nel settore vinicolo e oleario. Lo stabilimento vinicolo e le industrie annesse, come la distilleria delle vinacce e l'estrazione del cremore di tartaro, furono implementati con perfetti macchinari e la cantina «monumentale» divenne presto richiamo per docenti e studenti, enologi e viticoltori italiani e stranieri. Pubblici riconoscimenti in diverse mostre con medaglie d'oro e diplomi di benemerenze furono tributati a suggello e Lamalunga fu presto additata come podere-modello distinguendosi nell'intero panorama agricolo del Mezzogiorno.

Giulio Bucci muore nel 1887, in un momento di grande difficoltà per l'economia italiana, lasciando ai due fratelli la gestione dell'intera azienda cui si sommarono le tenute di «La Torre» e «Cirillo» che presto vennero dotate di stabilimenti enologici ed oleari a tendenza prettamente industriale. Enrico Bucci, terzo figlio di Giuseppe ebbe a sua volta due figli: Umberto ed Emilio.

 

 

Umberto Bucci nato il 22 maggio 1877 a Napoli, entrò in Accademia Navale il 1889 portando avanti una carriera militare di primordine pur mantenendo attenzione all'impresa agricola, come recita la lapide in sua memoria, “…fondendo nelle sue attività l'audacia del marinaio con prudente sagacia dell'agricoltore”. Nel suo periodo di massima espansione, Lamalunga constava di 13 case coloniche, uno stabilimento oleario-vinicolo, un dopolavoro, una chiesa ed una scuola rurale, un ambulatorio C.R.I., dormitori per operai, magazzini, arrivando ad ospitare sino a 130 persone

Noi l'abbiamo chiamata “la Villa dell'Ammiraglio” ma, come si scopre dalla storia, questo gigantesco complesso residenziale e produttivo è il frutto del lavoro di un'intera genia che prende le mosse sin dagli albori dell' 800 attraversando la storia d'Italia e del Mezzogiorno in particolare. Un fulgido esempio di perizia imprenditoriale, certo, ma anche la conferma – ove mai ce ne fosse bisogno – che il Sud della nostra penisola non era affatto la zona depressa e marginale che ci hanno raccontato dal secondo dopoguerra in poi. Qualcosa andrebbe rivisto nella storiografia ma, innanzitutto, nei nostri atteggiamenti spesso eccessivamente rinunciatari e colpevolmente vittimistici.

Valeria Genco e Mimmo De Leonibus - Obiettivo Uno

 

 

OGGI _2024

( Servizio fotografico di Valeria Genco e Mimmo De Leonibus - Obiettivo Uno )

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TARANTO 1934